San Gemolo
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Testimonianza di Angela Cerruti - 1990

Ero una bambina, facevo la prima classe e avevo la difterite. In quei tempi nessuno, in quei paesi, guariva dalla difterite. Il dottore veniva a visitarmi tutti i giorni ma io ero sempre grave.

Sono stata per tre settimane a letto senza poter prendere niente. Vivevo a punture e basta.

Un bel giorno il dottore viene e dice a mia mamma: "Guardi, questo è il culmine, oramai, del male. Questa ragazza non può andare avanti così. Questa notte senz'altro muore".

Avevo sempre 40 di febbre. Mi levava dalla bocca il pus perchè non potevo nemmeno aprire la bocca. Mia mamma si disperava.

Mio papà torna dal circolo (sa, per gli uomini allora era l'unica soddisfazione andare a bere un bicchiere); era disperato pure lui e dice a mia mamma: "Dammi due candele".

Nevicava in modo tremendo. Io ero a letto ma sentivo la mamma e la nonna che mi parlavano. Era mezzanotte. "Dammi due candele". "Cosa vuoi farne?". "Dammi due candele - insisteva mio padre - tu non pensarci. La mia bambina non muore".

Infatti mia nonna gliele dà. Poi era la una e non era ancora tornato. Mia mamma era in pensiero. Arriva mio padre e mia madre gli chiese dove era stato.

"Sono stato in un posto che la mia bambina non muore". E io sentivo tutto perchè capivo tutto. Un bel momento dice: "Dove sei stato? A San Gemolo?" (Qui c'è una strada che va giù e proseguendo arriva fino alla cappelletta).

Infatti mio padre va a letto che era la una e mezza, tutto bagnato. Verso le tre e mezzo dico: "Mamma!" (infatti mia mamma e mia nonna erano vicino al letto). Anzi non parlavo facevo loro segno con la mano che avevo bisogno di qualcosa. E loro non capivano.

La nonna però dice: "Guarda che forse ha bisogno qualcosa da ributtare". E io gli ho fatto segno di sì con la testa. Allora mi dà un catino. Cosa ho ributtato di pus e di roba dalla bocca!

Come ho finito di buttare questa cosa ho detto: "Mamma ho fame". Dopo tre settimane che non provavo niente. "Oh Signur quell'uomo ha fatto guarire questa ragazza! Il San Gemolo ha fatto una grazia!".

Il mattino presto il dottore (veniva tutte le mattine e tutte le sere) viene e vede mia mamma fuori che rideva. E' venuto giù per stendere il certificato di morte.

Convintissimo: "Questa donna è matta!". "Oh dottore, venga, venga!". "Questa ha perso la bambina e non ragiona più." Viene dentro e vede che ero alzata e stavo bevendo del latte.

"Ma cosa è successo? Ma questo è un miracolo! Io sono proprio venuto convinto di farti il certificato". E' accaduto così e così. Allora mi guarda mi fa una carezza e mi dice: "Tu hai ricevuto solo un miracolo. E' solo San Gemolo è stato quello che ti ha fatto guarire". Perchè in quell'epoca morivano tutti. Non si salvava nessuno.

Mio padre si alza il mattino e mi dice: "Sei guarita te eh! Io lo sapevo che non morivi".

Mia mamma quando passavo di lì, ancora quando avevamo dei campi e dei prati, mi raccomandava sempre: "Quando tu passi di lì accendi una candela che è stata quella che ti ha fatto guarire". Guardi che da allora io sono sempre stata devota a San Gemolo. E guardi, parecchi si sono ammalati a Ganna, e tutti sono morti.

Questa è una cosa che è successa a me realmente. Non è un fatto inventato. Cosa vuole, io ero una bambinetta, facevo la prima classe, non potevo parlare ma capivo tutto malgrado la febbre.

Il dottore non sapeva più dove bucarmi per fare le punture. Non muovevo più neppure le gambe. Lei immagini tre settimane senza potere ingoiare niente! Con questa pinzetta mi levava il pus e la roba. Sarà stata un'ora e mezza che mio padre era ritornato ed io sono guarita.

Dunque vede che questa è una grazia ricevuta proprio da San Gemolo, non sono frottole.

Testimonianza raccolta nel 1990 da Adriano Brazzale e pubblicata in 'Il Culto di San Gemolo in Ganna', tesi di laurea presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, Facoltà di Lettere e Filosofia, Milano, Anno accademico 1990/91.

 

 

 

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